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lunedì 4 novembre 2013

Davide Solfrini-Muda, di Gianni Sapia


Ci provo. Metto le dita sulla tastiera e aspetto. Ma non succede. Aspetto che le dita inizino a muoversi indipendentemente dagli impulsi del cervello. Ma non succede. Devo pensare perché le mani si muovano, perché l’dea scorra attraverso il mio corpo e trasportata dal sangue attraversi cuore, polmoni, stomaco, diventi viscerale e si trasformi in parole attraverso il battere delle dita sui tasti della tastiera. Ma non succede se non penso. E per pensare ho bisogno di stimoli, perché ho un grande talento quando si tratta di pigrizia ed apatia. Respiro e ho gli occhi aperti, ma questo non vuol dire che io stia vivendo. Il cervello è spento, soffocato in una scatola cranica senza ossigeno, materia grigia e gelatinosa priva di qualsiasi scarica elettrica e contagia col suo gelo mortale il resto del corpo. Il cuore riduce i battiti al minimo, ecoscandaglio di un irraggiungibile fondo marino e l’unica rimembranza di vita è l’impercettibile e involontario movimento delle palpebre, che alla fine chiudo, per dimenticare. La Pigrizia si gode il suo trionfo e fiera alza al cielo la sua spada, bagnata dal rosso del mio sangue. Poi annuso l’aria a caccia di un odore, di nascosto, ho paura che Lei possa accorgersene. Ho bisogno di stimoli per pensare. Il cuore batte un po’ di più, poco di più, ma un po’ di più. Gli odori sono però troppo familiari per sciogliere il gelo della mente, devo riempire l’aria di qualcosa di più forte, più potente, se voglio uscirne vincitore. C’è solo una cosa che può aiutarmi, l’arma emozionale più potente di tutte, l’unica all’altezza del mare. Apro gli occhi e fisso il mio braccio destro, che sembra non volerne sapere di muoversi. “Ci vorrebbe lo Svitol” penso. Cazzo, penso! Qualcosa sta succedendo. Il braccio finalmente risponde e non senza fatica accompagna la mano sul mouse. Ci sono quasi. La fatica è tanta, ma ci sono quasi. Devo resistere. Clicco, clicco ancora. Coraggio, resisti, è quasi fatta, ancora un click e… è fatta! La Musica è libera e riempie l’aria e spazza via la Pigrizia, che si accascia sconfitta, come un mostro di Vega colpito dal doppio maglio perforante di Goldrake. La musica vince, vince sempre. Lentamente butto giù dal letto le mie assopite facoltà e ascolto. È una musica nuova, nel senso che è un pezzo che non avevo mai sentito. È un album che mi ha passato Athos, il mio pusher di musica. Mi si materializzano davanti agli occhi le basette di Neil Young ascoltandolo. Allora apro la cartella e leggo. Il titolo dell’album è Muda è lui è Davide Solfrini. Leggo la sua biografia (che potete trovare qui www.newmodellabel.com) e scopro che Davide è giovane, è del ’81, ma la sua musica, pur mantenendo il fresco della gioventù, ha anche quel sapore di vissuto dovuto, secondo un mio parere personale, ad un bagaglio musicale bello ricco. Il brano che sto ascoltando dà il titolo all’album e sa di folk rock, ispirata, per stessa ammissione dell’autore, da Mighty Joe Moon, capolavoro dei Grant Lee Buffalo. È la sconfitta della logica del presente per mano del frammento del passato, o del futuro. È la vittoria del flashback, o del flashforward. La melodia introspettiva di Binari fa vivere momenti di riflessione a chi ha visto passare treni che scorrono veloci davanti agli occhi e a chi di quei treni ha visto soltanto la coda andare via. Marta al Telefono è una canzone la cui melodia e le immagini che evoca scivolano via con la semplicità dell’acqua che scorre, fresca come un  torrente di montagna. Un gorgogliare che resta nella testa. Con l’interrogativa Ti Piace Quello Che Mangi?


Davide sposta i riflettori sul livello di soddisfazione  che ognuno ha della propria vita, senza pretese di avere risposte, con una leggerezza che invoglia alla riflessione più di qualunque pedante sermone. L’egoismo intrinseco dell’uomo ci porta a valutare l’amore, a tentare di classificarlo, quando invece andrebbe semplicemente vissuto. Non esiste una qualità d’amore, esiste soltanto l’amore. Ne La Vita Degli Altri si nuota in questa confusione, fino a confondere “la posta in arrivo con l’amore di Dio”. Il ritmo incalzante di Domenica mi ha fatto venire in mente Max Gazzè, anche per l’impostazione vocale, fatta d’improvvise accentuazioni. Una canzone dall’arrangiamento musicale semplice ed essenziale e proprio per questo molto efficace. L’umidità della malinconia impregna le pareti della casa musicale di Cristallo ed è linfa vitale per immagini fatte di ricordi, amori, depressioni, promesse e speranze, con un intermezzo di pianoforte che cancella i rumori di sottofondo e il cervello viene attraversato da brividi di vitale malinconia. Sonorità R.E.M. accompagnano in tutto il suo scorrere Equilibrio. Amore cercato, amore perduto, il perdono malgrado il rancore, storie di vita di sempre che Davide racconta con una semplicità che lo fa grande. Chiude l’album La Mia Bambina, canzone molto americana, molto on the road, fatta di immagini, di momenti. È un lungo rettilineo nel deserto che si perde in un orizzonte tremolante di calore. Davide Solfrini ha tirato fuori dalla sua chitarra, dal suo mandolino, dal suo cervello e dal suo cuore un album semplice, quindi bello. La complessità di rendere la semplicità è la vera genialità. Muda allora, ovvero, nel lessico tecnico aziendale giapponese “spreco, improduttività, perdita di tempo”. Cose che superficialmente potrebbero sembrare negative senza scampo, ma le parole vanno oltre la loro apparenza. Lo spreco è una conseguenza dell’abbondanza e l’abbondanza è bella, l’improduttività è smettere di produrre, quindi avere la mente libera, quindi avere tempo per pensare e poi l’ultima la mia preferita, la perdita di tempo. Il tempo sembra essere padrone della nostra vita, col suo scorrere inesorabile, ma in realtà è lui ad essere al nostro servizio, perché siamo noi che possiamo scegliere se usarlo o perderlo e avere il coraggio di perderlo rende l’uomo libero. Il tempo è sopravvalutato! Tutto il resto è Muda.


Davide Solfrini nasce a Cattolica nel 1981 e fin da giovanissimo è impegnato in diversi gruppi locali. Nel 2005 con la band Galimana suona con la star di Woodstock, Country Joe McDonald, sempre nello stesso anno suona basso e chitarre nel disco "Cosmic Sound" di Daniele Baldelli (Radio Studio+, Studio Delta). E’ ospite frequente negli studi di Radio 1 Rai nei quali ha registrato anche un live all’interno della trasmissione Demo. Davide Solfrini ha all'attivo due EP autoprodotti: “Shiva e il monolocale EP” e “Circadian Blues” (quest’ultimo in inglese con lo pseudonimo di “Giant Ants”).
"Muda" è il suo ultimo lavoro, un album intenso, in cui la canzone d'autore incontra sonorità rock ed "Americana", secondo la lezione di artisti come Neil Young o REM.


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