www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

lunedì 30 dicembre 2013

CHRISTOPHER LEE A 91 ANNI NELLA CLASSIFICA BILLBOARD CON LA SOPRANO LI LI, di Corrado Canonici


Uno si aspetta tante cose dalla vita, che notoriamente e’ strana. Ma una cosa che difficilmente ci si aspetta e’ che un attore leggendario diventi cantante metal ed entri pure in classifica. Stiamo parlando di Christopher Lee: oltre 300 films fra cui parti mitiche come Saruman ne Il Signore Degli Anelli, Count Dooku in Guerre Stellari, Dracula, Saramanga in James Bond.
Cosa fa un attore cosi’ a 91 anni? Semplice, continua a girare films ed esplora nuove possibilita’ nella sua nuova carriera di cantante metal.
Dopo i due albums bellissimi della saga Charlemagne, con  musiche di Marco Sabiu (direttore d’orchestra di Ligabue) arrangiate da Ritchie Faulkner (chitarrista dei Judas Priest), Sir Christopher e’ tornato nel 2012 con un singolo di Natale intitolato “A Heavy Metal Christmas” (www.youtube.com/watch?v=gVzOve8T39w) che comprendeva una versione di “Silent Night” da non farti dormire piu’. Non contento, torna nel Natale 2013 con un altro singolo: “A Heavy Metal Christmas Too” (www.youtube.com/watch?v=305viYB-G1U), che include il brano “Jingle Hell”, parodia metal di “Jingle Bells”. L’impensabile accade: Christopher Lee entra nella Top100 di Billboard, la celeberrima classifica ufficiale americana dei singoli, e si  piazza al numero 18. Ed ecco che Sir Christopher diventa il piu’ vecchio cantante ad aver raggiunto la Top100 di Billboard – soppiantando il precedente primato dell’allora 85enne Tony Bennett (singolo con Amy Winehouse).
 C’e’ pero’ un’ultima sorpresa… appassionato egualmente di opera e di metal, Christopher Lee canta “Jingle Hell” con la soprano crossover Li Li (www.lilisoprano.com). 



Di origine cinese ma di base a Londra,  Li Li e’ un vero fenomeno: solo nell’ultimo anno l’abbiamo vista all’opera per Madame Butterfly in Inghilterra e Giappone, cantare all’apertura dei Campionati Mondiali Unificati di Arti Marziali, incidere un singolo con “Nessun Dorma” ed un brano dal film di Disney “Mulan”, registrare un singolo con Christopher Lee, esibirsi il 21 dicembre su Eurosport per la Finale di Superkombat trasmesso live su oltre 90 nazioni in 4 continenti ed ora prepararsi per un tour 2014 di 27 concerti cantando Mozart. Incredibile.
 Per i curiosi (come non esserlo!?), possiamo vedere Li Li su RAI1 alle 9.30 del mattino del 6 gennaio, come ospite al Concerto dell’Epifania dove cantera’ brani di Disney e Morricone. Il Concerto dell’Epifania ha in passato ospitato mostri sacri come Keith Emerson, Tony Hadley (Spandau Ballett), Yusuf Islam (meglio conosciuto come Cat Stevens).
Se mettete la voce d’angelo di Li Li con la splendida voce tuonante di Christopher Lee, capite perche’ “Jingle Hell” e’ un successo. Proprio vero: nella vita non ci si deve arrendere mai.
(Corrado Canonici)



venerdì 27 dicembre 2013

Sophya Baccini’s Aradia – Big Red Dragon, di Gianmaria Consiglio


Sophya Baccini’s Aradia – “Big Red Dragon”
(Black Widow, 2013)

Sembra parodassale, eppure i versi di William Blake, uno degli artisti più influenti degli ultimi duecentocinquant’anni, sono “il corpus poetico in lingua inglese meno letto”, per citare il critico letterario Northrop Frye. E infatti raramente gli sterminati riferimenti al suo mondo visionario sono stati appropriati, degenerando spesso nel kitsch e nel ridicolo.
In questo campo minato si muove e si distingue l’album Big Red Dragon di Sophya Baccini, il secondo senza i suoi Presence. Significativa, considerato il precedente Aradía del 2009, è la scelta della cantante napoletana di legare al suo nome quello di Aradia, un organico in gran parte femminile, e di coinvolgere ospiti prestigiosi come Christian Décamps degli Ange, Sonja Kristina dei Curved Air, Lino Vairetti degli Osanna e Steve Sylvester dei Death SS. Si tratta infatti di un’opera collettiva, concepita come un musical, o un melodramma rock, che per la prima volta si ispira non a un testo, ma ai quadri dipinti da Blake a commento dei suoi libri, della “Bibbia” e della “Divina Commedia”, che, associati ognuno ad un brano musicale, creano di fatto una trama. E la scelta del trillo e del rullo di tamburi di William pare annunciare infatti l’apertura di un sipario.
Le influenze e i rimandi musicali di Bed Red Dragon sono composite ma sempre coerenti. Emergono ad esempio echi del “folk apocalittico” di Death in June e Current 93 nel dialogo tra Eva e il serpente (While he’s Sleeping), in Love of Hecate e nel memorabile La porta dell’Inferno. I Comus sono udibili in Satan, e le musiche dei film di Carpenter nell’intro di Just. Echi floydiani sono presenti un po’ ovunque, e l’impronta metal della chitarra di Chicco Accetta lascia ovunque il segno.
Meriterebbe una rappresentazione teatrale Big Red Dragon, e basterebbe già da sola la  prog/operà/chanson Au matín du premíer jour, scritta e interpretata con Christian Décamps degli Ange, se non fosse seguita da Beatrice, aria estatica e mozzafiato, e se in chiusura non ci aspettasse una celestiale rilettura di Jerusalem, inno musicato da Sir Hubert Parry su testo di Blake.
È una perla Big Red Dragon, destinato a lasciare al segno, e una versione in Lp Deluxe contenuta in un vero e proprio quadro da appendere sarà una ghiotta tentazione per i collezionisti e gli appassionati.


giovedì 26 dicembre 2013

Il comune senso del rumore, di Paolo Siani


RUMORE "denominazione generica di qualsiasi fenomeno acustico dovuto a vibrazioni irregolari, che produce una sensazione sgradevole." (Garzanti);
Partendo da questa dotta definizione, vorrei far notare come nell’immaginario collettivo, lentamente, si sia imposto il senso comune che il rumore sia quello generato dalla musica giovanile; gli esempi sono infiniti. Se una squadra di operai alle 7.30 di mattina comincia ad usare macchine da scavo, martelli pneumatici e quant’altro, la gente non ha niente da dire… lavorano e quindi è normale che ciò avvenga; se dei ragazzi si mettono a suonare in strada (avendone anche le autorizzazioni di legge) alle 17.00 del pomeriggio, è sicuro che nel giro di pochi minuti arriverà una pattuglia della Polizia Locale chiamata ad intervenire da qualche solerte cittadino per disturbo della quiete pubblica. Ora se è plausibile che la musica dei ragazzi di cui sopra possa non essere gradita a chiunque, rimane il fatto che la musica NON è rumore in nessun caso come è altrettanto indiscutibile che un martello pneumatico, con i suoi picchi intorno ai 130 db, sia danno alla salute.
Purtroppo la realtà quotidiana ha fatto sì che nei centri urbani un ragazzo che decida di suonare e cantare in strada è solo causa di disturbo per molti (soprattutto anziani) per cui se riesce ad evitare insulti o ancor peggio qualche spintone per farlo smettere, deve ritenersi fortunato; se qualcuno alle otto di mattina (avendo finito il turno di lavoro notturno) telefona alla Polizia Municipale lamentando che il cantiere sotto casa fa un frastuono terribile (oltreché una polvere micidiale) è molto facile che venga compatito e trattato come un fuori di testa.
Un motore che romba in piena notte è il rumore della città, la musica che un musicista suona a basso volume in pieno giorno è rumore, un fastidio intollerabile.
Sono tante le cose che la nostra società ha lentamente ma inesorabilmente distorto, ma quella della impossibilità di far musica liberamente senza rischiare il linciaggio è una piaga che i media prima o poi dovrebbero mettere in evidenza. I nostri centri cittadini sono diventati degli acquari dove ci si muove in silenzio e ad orari stabiliti. Quei signori che hanno deciso di comprar casa in centro e che usano la sede di antichi negozi di vicinato o di botteghe artigiane come garage, stanno condizionando giorno per giorno il tessuto sociale che dovrebbe proprio costituire l’essenza di una città per essere definita tale; gli amministratori sembrano accogliere le istanze di queste persone (privilegiate) senza grandi sbattimenti e i nostri giovani sono sempre più confinati, emarginati ma soprattutto privati delle loro legittima colonna sonora.

sabato 21 dicembre 2013

Corrado Rossi a Savona

Fotografia di Mauro Bianchi

Corrado Rossi torna a Savona, mantenendo un saldo legame con MusicArTeam.
Se nella precedente situazione l’occasione traeva spunto dalla premiazione di un concorso letterario, giovedì 19 dicembre l’arte di Corrado ha sposato la mission dei Lions, e la partecipazione ad una tradizionale festa di fine anno ha permesso di confezionare una serata sobria, allegra nella giusta misura, carica di cultura e con un obiettivo benefico, legato ad una terra lontana, il Brasile, alle adozioni a distanza e ad attività tese a migliorare la vita di giovani bisognosi di aiuto.
Ad onor di cronaca l’associazione organizzatrice è Lions Club Savona Torretta, ma in questo spazio è d’obbligo soffermarsi sugli aspetti musicali.
Corrado Rossi è parso inizialmente emozionato, nonostante la sua esperienza culminata con le onorificenze ricevute ad Hollywood. Ma bastano poche note per vedere scemare la tensione e inizia il lungo set costituito, soprattutto, da suoi brani, eseguiti al piano a coda, elemento di per sé fascinoso che ha permesso a Corrado di creare un’atmosfera magica che ha coinvolto l’audience, anche quella poco abituata al genere musicale proposto. Le barriere sono magicamente cadute, e giovani e meno giovani hanno trovato un momento di piena comunione, sottolineato dalle immagini che ricordavano a tutti momenti significativi delle attività “Lions”, mentre il commento musicale incollava i ricordi alle speranze future.
C’è stato spazio per la riproposizione registrata del brano “ambient” Eclipse, vincitore  agli Hollywood Music in Media Award, che ha mostrato il volto più… avanguardistico di Corrado, un artista a proprio agio con ogni genere musicale.
E alla fine arriva l’omaggio al  punto di riferimento, il mitico Keith Jarrett, di cui parla nel video a seguire, stimolato da Max Pacini.
Non potevano mancare gli auguri natalizi e il brano scelto aggira la tradizione e avvolge il pubblico: Over the rainbow rimarrà nella memoria dei presenti.
Il contributo filmato potrà dare un’idea più precisa del feeling di serata.
La musica di Corrado Rossi sopra ogni cosa, giusto elemento e prezioso collante di una serata molto fredda dal punto di vista atmosferico, riscaldata dagli intenti, dai risultati e dai buoni propositi. E che l’anno nuovo, come auspicato dal presidente Max Pacini, sia foriero di un po’ di serenità, quella di cui tutti abbiamo bisogno.


Set List

The outer me
In a whisper
Sophia's lullaby
Spring is coming
Ten Minutes
Take me home
Two hearts
Coming back
Walking with you
Like a flower
Heartland


Over the rainbow

giovedì 19 dicembre 2013

Tommy Emmanuel raccontato da Marcello Capra


Ecco un musicista che gira perennemente il mondo da qualche decennio e non lascia indifferente nessuno: Tommy Emmanuel.
Siamo in presenza di un talento naturale, un enfant prodige, basta leggere la sua biografia, ma come per tutti i grandi, nel tempo, è andato ad affinare la sua proposta, che non è  soltanto musicale, ma anche una dimostrazione di vitalità, simpatia ed energia straripante, un uomo spettacolare, che è diverso da un uomo di spettacolo, lui è  così, non ha rivali sulla scena come nel backstage.
Dovevo incontrarlo prima o poi, ma il bello è stato che non sapevo chi fosse, perché era la sua prima venuta in Italia credo, parliamo del ‘99.
Io ero alla mia prima Convention Internazionale ADGPA  a Soave, lui era stato invitato da Pierpaolo Adda, che in quel periodo affiancava gli amici dell’Associazione; mi trovavo insieme ad illustri musicisti italiani ed esteri, e aprii la serata di fronte ad un Palazzetto dello Sport strapieno di gente; il mio set andò molto bene e…  scendo dal palco, e questo signore con la chitarra al collo mi abbraccia e mi fa sentire tutto il suo calore; poi dopo scopro che era un “mostro” di musicista, che ha lasciato tutti basiti per la sua performance straordinaria!
Molto gradevole anche quando interpreta in modo “intimistico” alcune sue ballads and songs, ci fa respirare l’aria della sua terra d’Australia, spazi sconfinati, tramonti infuocati, e poi  si cimenta in grandissime interpretazioni di “classici” di ogni tempo, e con una disinvoltura unica passa alla percussion guitar, ti trasporta con cascate di armonici in un paesaggio fiabesco, ride e ti trascina nella sua funambolica gigioneria.
Ho partecipato anche ad un suo seminario, dove con grande abilita comunicativa ha spiegato a tutti che per raggiungere dei risultati occorre solo una costante ripetizione, i brani poi cominciano ad assumere nuova espressione, ma ci vuole tanta ostinata pazienza…
Consiglio a tutti di andare una volta a sentirlo, non ve lo dimenticherete più.


martedì 17 dicembre 2013

Alex Carpani Band e David Jackson al Club Il Giardino


Più degna conclusione del loro tour non poteva esserci, sabato 30 novembre, per Alex Carpani e David Jakson. L'ambiente raccolto ma partecipe del Giardino di Lugagnano di Sona (VR), ha fatto da degna cornice. Non c'era il pienone, ma il classico pubblico "giusto". Il primo set di una mezz'oretta é incentrato sulle produzioni del tastierista bolognese, Waterline e The Sanctuary. La band é ben oliata e comprende Ettore Salati (chitarre), Alessandro Di Caprio (batteria) e Giambattista Giorgi (basso). Il prog sinfonico scorre che é una meraviglia, accompagnato dal terzo brano in poi anche dai sax e flauti vari dell'istrione Jackson, che viene accolto da un'ovazione! Il pubblico mostra di apprezzare anche questa prima parte, anche se probabilmente i più non conoscono gli ottimi album di Carpani, venduti all'estero in buon numero. Dopo un quarto d'ora di pausa si ritorna in pista e questa volta sarà un autentico tributo ai mitici Van Der Graaf Generator, band di cui Jakson fu membro e fondatore con Hammill. Sale sul palco per l'occasione il frontman Joe Sal, che si calerà perfettamente nella parte che fu di Hammill. Ottimo cantante con una gran estensione vocale e altrettanta presenza scenica. 


E così una dopo l'altra ci gustiamo Darkness, Killer, Refugees nelle quali tutti danno il loro apporto. Non si tira indietro il vecchio Jakson, nonostante i bruciori di stomaco che avrà per tutta la serata. Non mancano gli aneddoti tra un brano e l'altro. Vera chicca della serata é l'esecuzione di Bolero Boleas, che come sottolinea soddisfatto Carpani, non fu mai eseguita dal vivo dai Van Der Graaf. Il concerto sale di tono, semmai ce ne fosse bisogno, e il pubblico ne viene giustamente coinvolto. L'altra chicca finale é l'esecuzione di Impressioni di Settembre della Premiata Forneria Marconi. Versione arricchita da una dose robusta di fiati che genera ulteriore entusiasmo. La band é "costretta" dall'incessante battimani a risalire sul palco subito. Un quarto d'ora, tanto durerà il bis incentrato su Theme One. L'articolato brano lascerà ad ognuno dei musicisti il meritato spazio con assoli significativi. Lo scatenato Sal, scenderà in platea armato di microfono riuscendo nell'intento di far cantare la melodia principale al pubblico presente nella sala. Finisce in gloria un'ottima serata, sforando ampiamente l'orario del locale per un altra grande serata di buona musica.

Articolo di Marco Pessina, fotografie di Renzo De Grandi


giovedì 5 dicembre 2013

VOX40: 1° VISIONE


E’ da poco in circolazione il DVD/CD che testimonia il VOX 40, la celebrazione della carriera di Bernardo Lanzetti, ed un tributo allo strumento “voce”.
Che dire, con tutta la voglia del mondo di scrivere in modo obiettivo, non posso negare di essere toccato da quel genere musicale, e non posso nascondere un particolare apprezzamento per la musica dell’Acqua Fragile e di Bernardo in particolare, a cui sono legato da legame di amicizia. E poi… ho avuto un ruolo organizzativo all’interno del progetto, assieme al mio “socio” Angelo De Negri.
Tutta questa premessa per sottolineare che lo sforzo che devo fare per mantenere un certo distacco, un profilo professionale, è tanto.
Il contenitore è doppio, CD e DVD, ma vorrei spendere qualche parola sulla parte “video”.
Dal punto di vista prettamente tecnico è uno dei più bei filmati live che abbia mai visto; ho rivissuto l’emozione del 28 maggio, ho riascoltato le varie sezioni cercando di recuperare particolari che avevo perso, ho risentito il calore del pubblico, riuscendo a ripercorrere la lunga strada di avvicinamento che per me era iniziata un sabato di fine marzo, quando in un hotel di Genova veniva realizzata una video intervista ed un servizio fotografico - di Alberto Terrile -  che rappresentavano lo start up del progetto.
Emozionante dicevo, ma un libro scritto bene è ancora più gradito se anche il contorno è gadevole, e in questo caso direi che non è fatto estetico, ma certi dettagli permettono di apprezzare il grande lavoro di squadra e l’opera di un regista unico, naturalmente Lanzetti.
Ma fantastico è anche il lavoro di chi ha filmato -  e forse montato  - tutto ciò che è accaduto sul palco, perché le riprese in primo piano - non solo di Bernardo - danno evidenza ravvicinata di singole performance che si trasformano in momenti catartici.
Ma è tutto il clima che affascina, le riprese del Parco, quelle del Teatro, il backstage e le immagini del foyer. Nell’aria il “profumo “ di Amneris Bonvicini, che lascia il segno, anche se forse è fatto palese per chi ha vissuto da vicino l’evento.
La regina è la musica e i suoi protagonisti. Artisti di eccezione che si lasciano guidare dal capo carismatico, sicuri di essere in buone mani.
Grande la soddisfazione di aver presenziato al VOX40, fantastico poter rivedere e costudire un momento di storia musicale.
E sono certo che il DVD del VOX40 non potrà mancare nella videoteca degli appassionati della musica di qualità.

Fotografia di Renzo De Grandi

VOX 40 “Forty Years of Voice Impossible”

Performed Live at Teatro al Parco, Parma, Italy May 28, 2013
Acqua Fragile per Orchestra: 1 -“Acqua Tango Medley, 2 -“Cosmic Mind Affair”, 3 - “Professor”, 4 – “Bar Gazing”, 5 – “Mass Media Stars”, 6 – “Education Story”, 7 – Going Out”, 8 – “Comic Strips”, 9 – “Morning Comes”.

Line up:
Bernardo Lanzetti & Tango Spleen Orquesta - Mariano Speranza, conductor and piano - Andrea Marras, violin - Elena Luppi, viola - Gian Luca Ravaglia, upright bass - Silvio Jara, guitar & percussions - Francesco Bruno, bandoneon - Anna Palumbo, percussions - Bernardo Lanzetti, lead vocals and acustic guitar
plus: Adrian Ensemble String Quartet: Jacopo Cavalli, violin - Cecilia Bolognesi, violin - Davide Berselli, viola - Paola Herbertson, cello.
Anna Barbazza - Alex Giallombardo, backing vocals. Special guests: Piero Canavera, drums - Franz Dondi, electric bass

Eclectic CCLV: 1 – “Hylas & The Nymph”, 2 – “Words Got The Power”, 3 – “The Late Hour”.

Line up:
Bernardo Lanzetti, lead vocals and “glovox” - Gigi Cavalli Cocchi, drums - Enzo Frassi, upright bass - Pierpaolo Vigolini, piano.

Chocolate Kings: 1 – “La Carrozza Di Hans”, 2 - “Dolcissima Maria”, 3 - “Paper Charms”, 4 – “Traveler, 5 – “Harlequin”, 6 – “Chocolate Kings”, 7 – “Impressioni di Settembre”, 8 - “Red Vertigo”, 9 – “William Tell Overture”, 10 – “ E’ Festa/Celebration”.

Line up:
Bernardo Lanzetti lead vocals and “glovox” - “Chocolate Kings” Prog Tribute Band: Maurizio Colori, bass - Giulio Sirci, drums - Matteo Settepani, guitars - Laurence Cocchiara, violin - Michele Sanchini, keyboards. Special Guest: Franco Taulino, flute and recorder.
VOX 40. Live Show- Produced by Amnerys Bonvicini & Bernardo Lanzetti
Audio Tracks -Produced by Bernardo Lanzetti
Video DVD - Produced by Bernardo Lanzetti & MARACASH Records.
Ufficio stampa MAT service



martedì 3 dicembre 2013

John Renbourn visto da Marcello Capra



Marcello Capra ci descrive un altro artista speciale…

Oggi parlerò di un chitarrista che è stato il primo a invogliarmi sulla strada della chitarra acustica : John Renbourn.
Avevo 17 anni, era il 1970 e studiavo al conservatorio contrabbasso: per mantenermi agli studi suonavo nelle sale da ballo. Diciamo che gli studi classici non erano proprio il mio “forte”, ma mi affascinava il suono prodotto dal legno e dalle corde, e mentre la chitarra elettrica era già da qualche anno il mio strumento principale, l’acustica era solo un ripiego casalingo. Non ricordo quando ebbi l’occasione di sentire “Lady And The Unicorn”, ma rimasi come folgorato da quei suoni antichi, medioevali, che mi invitavano a riprodurli, così realizzai le mie prime composizioni come Canto di Mare, Il Ballo degli Gnomi. Renbourn da quel momento è stato il mio primo maestro ispiratore, lo seguii sia in “solo” che con i Pentangle, poi ricercai il suo primo lavoro del ‘64 con Bert Jansch, “Bert and John” appunto, e come lui mi aprii alle miscele di blues,folk,jazz… Che dire di John, è un uomo schivo e gentile, ha un tocco sullo strumento delizioso, un’eleganza unica, una grandissima preparazione, magico nell’evocare una tradizione celtica, ma anche caldo esecutore con una voce morbida.
Nel maggio del 1980 ho avuto la fantastica sorpresa di incontrarlo  insieme a Jacqui Mc Shee al “Village” un locale dove ho suonato per tre sere a Milano: lui iniziava il giorno dopo il suo tour nel nord Italia, e io ebbi l’onore di dargli il mio primo lavoro “Aria Mediterranea”, ricevendo i suoi graditissimi complimenti per il mio live.
Naturalmente parlando di un musicista storico e internazionale come Rembourn, rifletto sulla capacità di certi musicisti di essere punti importanti di riferimento per neofiti o esperti strumentisti, la qualità di essere personali e di distinguersi per umiltà, che vuole dire animo aperto, gentilezza, magnetismo ed energia positiva, proprietà innate ma anche coltivate nel tempo.

 Lady and the Unicorn - full version 

lunedì 2 dicembre 2013

Gianfranco Continenza-Dusting The Time


Ho appena scoperto Gianfranco Continenza, musicista/chitarrista di lungo corso che attraverso innumerevoli esperienze, partendo da quella classica, è arrivato ad amare e proporre un repertorio jazz - e molto di più - che nell’occasione è sintetizzato nel nuovo album Dusting The Time. Credo che occorra fare uno sforzo e uscire dagli stereotipi, che nel caso specifico suggerirebbero di catalogare il disco come … “per amanti del genere”, relegandolo ad un pubblico di nicchia. Il modo universale di concepire la musica di alcuni valenti artisti, aiuta nel superamento del concetto appena espresso, e se un nuovo album viene “avvicinato” senza pregiudizio alcuno, le sorprese - e il gradimento - non potranno mancare.
Dusting The Time, come dice Continenza, è una spolverata sul tempo passato, una serie di ricordi che tradotti nell’occasione in musica rilasciano 13 brani suggestivi, che presentano tutte le influenze importanti, non solo in ambito jazz. Il percorso di vita compiuto dal chitarrista gli permette di unire il talento indubbio all’assimilazione delle forme musicali più disparate, e troviamo così il reggae unito alla musica latina, così come tracce di musica contemporanea e progressiva. Credo sia questa l’anima dell’album, musica strumentale, che non si esprime quindi per mezzo di liriche, ma attraverso una apertura trasversale che si prefigge di sconfiggere l’autocelebrazione del genere e si apre ad ogni tipo di ascoltatore, fornendo quindi una chiave di lettura differente, e la password per ottenere l’accesso totale alla fruizione. In questo senso mi piace allegare il termine “musica didattica”, che se potesse entrare nelle scuole e arrivare ai giovani potrebbe aprir loro mondi nuovi, mai esplorati e sicuramente non così complicati come qualcuno teme, o come a volte fa comodo far credere.
Dusting The Time scorre leggero e piacevole, e combatte l’appartenenza all’elite - quella della musica jazz - arrivando rapidamente a toccare l’obiettivo.
Gli ospiti sono di livello - Don Mock, Bob Mintzer (Yellowjackets), John Beasley (Steely Dan, John Patitucci), Mark Egan (Elements, Pat Metheny Group, Gil Evans Orchestra, Sting), Michael Manring, Tetsuo Sakurai (Casiopea), Walter Martino (Goblin), Alessandro Centofanti, Dino D’Autorio… - ed è questa la mia unica nota per “esperti del settore”.
L’intervista a seguire svelerà molto di più di questo incredibile artista, che etichettare sarebbe… un grosso errore!


L’INTERVISTA

Proviamo a inquadrare l’artista “Gianfranco Continenza”: riesci a sintetizzare la tua storia musicale e il tuo percorso dalle origini ad oggi?

Un caro saluto a tutti. Ci Proverò. Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 8 anni grazie a mio padre Nino (chitarrista Jazz), cominciando con lo studio della chitarra classica per 5 anni per poi concentrarmi sulla chitarra moderna e Jazz. Nel 1991 ho avuto la fortuna di trasferirmi in California per frequentare il Musicians Institute di Hollywood, una delle più prestigiose università di musica al mondo, dove mi sono graduato con il massimo dei voti al G.I.T. (Guitar Institute of Technology) nel settembre 1992, studiando con i migliori maestri mondiali quali: Joe Diorio, Don Mock, Scott Henderson, Ron Eschéte, Howard Roberts, Peter Sprague, Gary Willis, Jennifer Batten, Steve Trovato, Jeff Berlin, Tommy Tedesco, Mike Miller e molti altri. Ho anche avuto l’onore di suonare e registrare con molti artisti di fama mondiale quali Bill Evans, Joe Diorio, Mark Egan, Don Mock, Bob Mintzer, John Beasley, Michael Manring, Tetsuo Sakurai, Jeff Richman, Scott Kinsey, Jamie Findlay, Barrett Tagliarino, Richard Smith, John Stowell, Marco Minnemann, Ray Riendeau ed altri, e con i migliori nomi della scena nazionali, quali Walter Martino, Alessandro Centofanti, Dino D’Autorio, Pippo Matino, Ernesttico, Lorenzo Feliciati, Ellade Bandini etc. A livello didattico sono stato il primo docente di "Chitarra Jazz" del conservatorio di Pescara dove ho insegnato anche Teoria Musicale. Ho inoltre fondato, nel 1994, la C.M.A. (Contemporary Music Academy) a Pescara, dove sono docente di chitarra Jazz/Fusion. Da anni scrivo lezioni sulla prestigiosa rivista americana “Just Jazz Guitar” ed ho una rubrica di Chitarra Jazz sulla famosa rivista nazionale Chitarre.

Esiste un musicista che, al di sopra di altri, ha influenzato il tuo modo di comporre e di esprimerti?

Diciamo che apprezzo compositori come Wayne Shorter, Herbie Hancock, Joe Zawinul, Chick Corea, Vince Mendoza e tanti altri… e musicisti quali Michael Brecker, Joe Pass, Joe Diorio, Don Mock, Mark Egan, Bill Frisell, Allan Holdsworth, Scott Henderson e tantissimi altri. Nell’improvvisazione il mio linguaggio si ispira più ai sassofonisti ed ai pianisti piuttosto che ai chitarristi. Sia nelle composizioni che nell’improvvisazione cerco una voce propria, non amo imitare o essere il clone di altri.

Quanto è stata determinante l’influenza “familiare” per favorire le tue scelte musicali?

Abbastanza determinante visto che mio padre era un chitarrista Jazz e sin da piccolissimo mi faceva ascoltare  musica Jazz. Spesso lo sentivo suonare e questo mi ha fatto innamorare dello strumento.

Consideri la scuola “classica” un passaggio obbligato per diventare un valente strumentista, qualunque sia il genere che si decide di seguire e proporre in seguito?

Assolutamente no. Ho avuto molti allievi diplomati in conservatorio che hanno dovuto rivedere tutto il percorso didattico/pratico musicale. Consiglio, per chi volesse intraprendere un percorso moderno (aperto a 360 gradi), di affidarsi a un insegnante valido. La cosa che suggerisco è di sviluppare la creatività e l’originalità, cosa che insegno ai miei allievi della Contemporary Music Academy. Ognuno di noi ha una propria personalità la cosa più difficile è portarla anche nella musica. Ho avuto diversi allievi che sono diventati grandi professionisti, chi suona con la Pausini, la Vanoni, la Mannoia… chi in big band di spessore…

Che cosa è per te il jazz? Che cosa da e cosa toglie rispetto a categorie espressive differenti?

Il Jazz è un percorso importante e indispensabile per una completezza musicale, bisogna conoscerne il linguaggio e l’armonia, ma non chiudersi e limitarsi ad esso come fanno in molti. Siamo nel 2013 e personalmente ho una visione molto aperta della musica, esplorandone tutti i generi, cosa che sentirete nel mio nuovo album, “Dusting The Time”. E’ come se l’arcobaleno fosse di un solo colore.

Come nasce “Dusting The Time”? Esiste un legame tra i vari brani, tanto da poterlo considerare un concept?

Dopo il successo del mio primo album “The Past Inside The Present” feat. Bill Evans (Miles Davis, John McLaughlin)  e Scott Kinsey (Tribal Tech, Joe Zawinul), che nel 2008 è stato primo in classifica come miglior disco di chitarra Jazz/Fusion per la Tower Records USA, ed è stato il secondo album più venduto della ESC Records, sono stato motivato a lavorare su nuove composizioni, e così è nato “Dusting The Time”. Non c’è un legame vero e proprio tra i vari brani, ma ognuno di essi rappresenta momenti particolari della mia vita. Per questo porta questo titolo, che tradotto significa “spolverando il tempo”.

Mi parli degli ospiti presenti nell’album?

L’album vede la presenza di grandissimi musicisti del panorama mondiale, quali Don Mock, Bob Mintzer (Yellowjackets, Jaco Pastorius), John Beasley (Steely Dan, John Patitucci), Mark Egan (Elements, Pat Metheny Group, Gil Evans Orchestra, Sting), Michael Manring, Tetsuo Sakurai (Casiopea) e del panorama nazionale, come Walter Martino (Goblin), Alessandro Centofanti, Dino D’Autorio, Lorenzo Feliciati, Ernesttico, Adriano Brunelli, Federico Righi ed altri.

Che cosa rappresenta il nuovo disco all’interno del tuo percorso musicale… una evoluzione naturale o un episodio a se stante?

 “Dusting The Time” è una notevole evoluzione rispetto al primo album, esplora tanti generi musicali, dal Jazz al Funk, dal Latin al Reggae, dal Progressive Rock al Classico Contemporaneo, sempre mantenendo uno proprio stile, una propria personalità. E’ stato un duro lavoro, ma ne sono pienamente soddisfatto. Mi sento di ringraziare il grande batterista ed amico Walter Martino (figlio d’arte del grande Bruno Martino) perché è stato un elelmento fondamentale per la realizzazione dell’Album. Il grande chitarrista statunitense Don Mock, nelle note di copertina, dice questo a riguardo: “Composizioni e musiche a così alto livello richiedono un ascolto multiplo per gustarne a pieno tutti i particolari…”.

Cosa significa per te poter lavorare con Beppe Alleo e Videoradio?

Videoradio la conoscevo già da anni, un’etichetta che ho sempre stimato per la qualità degli artisti. Ho avuto la fortuna di arrivarci tramite facebook. Casualmente stavo guardando un post sul nuovo CD di Alberto Radius (tra l’altro un ottimo CD) e vedendo la casa discografica che lo produceva (Videoradio) mi son detto: “perché non proporgli il mio nuovo CD?”, ed ho fatto benissimo! Così ho inviato loro una mail e subito gentilmente mi hanno risposto dicendo che il progetto avrebbe potuto interessargli, mandandomi il numero di Beppe per contattarlo. Ho telefonato ad Aleo che è stato molto cordiale, invitandomi a spedire il Cd per un ascolto. Beppe ne è stato così entusiasta che già un paio di settimane dopo sono andato ad Alessandria per firmare il contratto. Mi sono trovato subito in sintonia con lui, un grande professionista ed esperto, preciso ed attento,  attivo nella promotion oltre ad essere una bella persona. Lui si che sa riconoscere e valorizzare i talenti. Inoltre è anche un ottimo fonico, il suo intervento è stato fondamentale per la riuscita del mix/master del CD curata dal bravissimo Antonio Di Donato. Il Cd ha un sound fantastico.

Hai previsto una pubblicizzazione live di “Dusting The Time”?

Certo, sto programmando diversi live per promuovere il CD, sia in Italia che all’estero. Presto metterò le date sul mio sito www.gianfrancocontinenza.com 
Stay tuned!


BIOGRAFIA

GIANFRANCO CONTINENZA chitarrista e compositore, si è guadagnato la fama di Jazz/Fusion “Guitar Wizard”, ottenendo crediti di artisti del calibro di Billy Cobham, Joe Diorio, Jimmy Bruno, Phil Upchurch, Vic Juris, Don Mock, Bob Mintzer, Bill Evans, Dean Brown, John Beasley, Mark Egan, John Stowell, Carl Verheyen, etc. Ha iniziato a suonare la chitarra ad 8 anni grazie al padre Nino (chitarrista jazz) studiando chitarra classica per 5 anni per poi concentrare i suoi studi verso la chitarra moderna e Jazz. Nel 1991 si è trasferito in California per frequentare il Musicians Institute di Hollywood dove si è graduato con il massimo dei voti al G.I.T. (Guitar Institute of Technology) nel settembre1992, studiando con i migliori maestri mondiali quali: Joe Diorio, Don Mock, Scott Henderson, Ron Eschéte, Howard Roberts, Peter Sprague, Gary Willis, Jennifer Batten, Steve Trovato, Jeff Berlin, Tommy Tedesco, Mike Miller... 
Ha suonato e registrato con molti artisti di fama mondiale come Bill Evans, Joe Diorio, Mark Egan, Don Mock, Bob Mintzer, John Beasley, Michael Manring, Tetsuo Sakurai, Jeff Richman, Scott Kinsey, Jamie Findlay, Barrett Tagliarino, Richard Smith, John Stowell, Marco Minnemann, etc…Nel 1994 ha fondato la C.M.A. (Contemporary Music Academy) di Pescara, una delle più avanzate scuole di musica Europee dove è docente di chitarra Jazz/Fusion; Inoltre è stato il primo docente di "Chitarra Jazz" presso il Conservatorio di Pescara dove ha insegnato anche Teoria Musicale. Nel 2008 ha esordito con suo Album solista “The Past Inside The Present” feat. Bill Evans (Miles Davis, John McLaughlin) e Scott Kinsey (Tribal Tech, Joe Zawinul) che è stato primo in classifica come miglior Album di chitarra Jazz/Fusion guitar per la Tower Records USA, ha inoltre partecipato come solista in due Albums tributo alla Mahavishnu Orchestra: “Mahavishnu Re-Defined vol.1 & vol.2” ed ad un CD tributo a Jeff Beck “The Loner vol. 2” con tanti “All-Star musicians” come Mark Egan, Michael Manring, John Patitucci, Billy Cobham, Dennis Chambers, Gary Husband, Vinnie Colaiuta, Mitchel Forman, Steve Vai, Jim Beard, Mitchel Forman e molti altri tutti con la ESC Records.
H
a partecipato come leader al “Bratislava Jazz Days 2008”, uno dei più importanti Festival Internazionali Jazz Europei. Insieme al produttore discografico Beppe Aleo ha realizzato il suo secondo Album solista “Dusting The Time” per l’etichetta discografica VIDEORADIO feat. Don Mock, Bob Mintzer (Yellowjackets), John Beasley (Steely Dan, John Patitucci), Mark Egan (Elements, Pat Metheny Group, Gil Evans Orchestra, Sting), Michael Manring, Tetsuo Sakurai (Casiopea), Walter Martino (Goblin), Alessandro Centofanti, Dino D’Autorio e molto altri.
Dal 2010 scrive lezioni sulla prestigiosa rivista americana Just Jazz Guitar dove è stato intervistato sul numero di maggio 2009. Ha una rubrica di “Chitarra Jazz” sulla famosa rivista nazionale Chitarre.C'è un intero capitolo su Gianfranco nel libro americano "Originality is everything - a life and a near-death tale of an independent record label" scritto dallo statunitense John McGlasson.