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lunedì 14 luglio 2014

Rock in Roma: Alfredo Trojse e Jessica Solito, di Rome by Wild, raccontano il concerto degli Avenged Sevenfold



Articolo già apparso sul portale Rome by Wild:

Avenged Sevenfold 

 Ippodromo delle Capannelle

19 Giugno 2014

Report a cura di Alfredo Trojse (Rome by Wild)
Foto a cura di Jessica Solito (Rome by Wild)

“Rome by Wild”
“Non lo trovo”
“Controlla bene”
“Ah ecco”
(Entriamo)
“Se-ven-fold!” “Se-ven-fold!”
“Regà è la prova luci…”
“Se-ven-fold!” “Se-ven-fold!”
“Regà è un roadie…”
“Se-ven-fold!” “Se-ven-fold!”
“Regà so le 7…”

E tra l’entusiasmo dei fan, le prove e la burocrazia si fecero le 21:44. Ciao a tutti lettori!
Una fila interminabile a capannelle, c’è chi si è bruciato sotto il sole (stando li dalla mattina), ci sono acconciature di tutti i tipi e per tutti i gusti, poi ci sono io, che domani ho un esame e sono qua, nell’ottica di uno stile di vita molto rock ‘n roll.
Siamo dentro che aspettiamo, come dicevo e, del tutto inaspettatamente, alle 21.46 l’impianto inizia a pompare BACK IN BLACK. Si! proprio quella! quella degli AC/DC! Nel mentre, sullo sfondo del palco sale su l’enorme telone con il logo della band. Coatti rari.
Il pubblico reagisce bene e prova a sovrastare questa megalomane intro, degna del film Iron Man 2, con il coro “se-ven-fold!”. Niente, dopo 1 minuto cantano la canzone.
ACDC 1 – 0 pubblico
Ma la canzone sfuma, le luci si abbassano, si sente un jack che si attacca, una ragazza mi urla a voce piena nell’orecchio e sentiamo iniziare l’esoterica intro di “Shepherd of Fire”, sulla quale entrano i fantastici 5 con i loro nuovi look, firmati 2014.
Ho spesso parlato di casse trapana sterno, ma stasera torno veramente a casa con un buco! Anche ai timpani, grazie alla ragazza dalle spiccate doti canore che ho alle mie spalle.
La scenografia è abbastanza semplice, in realtà, ma d’effetto!
La band si scuserà successivamente con i fan per la mancanza dei giochi pirotecnici, i quali caratterizzano tutto il tour dalle prime date. Hanno detto che la prossima volta ne porteranno il doppio… speriamo che anche chi rilascia i permessi la pensi così! Quanto alle luci c’è poco da dire: fanno giorno. Ma a intermittenza! E per quanto riguarda l’audio, dobbiamo anche parlarne? Sta vibrando il terreno.
Dall’ultima volta che ci siamo incontrati, io e i fab-five qui presenti, ci sono chiari segni di cambiamento: mi sembrano nettamente più hard-rock/heavy metal oriented. L’unica cosa che sto notando stasera è l’uso corposo di parti pre-registrate: doppie voci, intro di synth, ragazzi… meno roba magari, ma più live!!!
Ed ecco che Matt mi fa rimangiare tutto con un discorso molto sentito: “l’ultima volta che abbiamo suonato qui non eravamo molto felici, non eravamo molto felici di suonare” (2011, anno in cui The Rev passó a miglior vita, ndr). “Ma stasera suoneremo di più, suoneremo meglio, per voi!”
C’ero, e quella sera condividemmo un po’ tutti il clima di dolore della band. Gran concerto, ad ogni modo.
E devo dire che stasera ce la stanno mettendo davvero tutta per rifarsi, seppure il buon Matt sia po’ svociato. Ecco cosa succede a non andare a letto presto!
E dopo questo fomento delle folle, siamo tutti qui a urlare sulle note di “Bat Country”! Quello che mi ha sempre colpito dei ragazzi è che si divertono sempre, seppur con molta professionalità e bravura, nonchè tecnica. Hanno sempre quell’espressione da sala prove che magari in pochi sanno cogliere, ma che fa sorridere, trascina, rende tutto più semplice e accorcia il distacco tra band e fan.. D’altronde noi siamo qui per loro, e loro qui per noi.
Si, “Hail to the King” conferma la mia teoria sul cambio di rotta degli arrangiamenti. Ho sentito sia “Nightmare” che “Hail To The King” (album), e il fattore AOR è andato solo accentuandosi. Sul prossimo disco mi aspetto del blues, signori Sevenfold. “Doing Time”, se l’avessi trovata sul prossimo disco solista di Slash non mi sarei stupito..ecco, sarà stata la fortuita collaborazione tra l’ex Guns ‘n Roses e Matt Shadows a portare questa ventata di hard rock negli Avenged Sevenfold? (Slash – Nothing To Say, ndr) Per non parlare di quella con gli Steel Panther! (Steel Panther – Turn Out The Lights, ndr)
Ma ora ci calmiamo un po’ con “Buried Alive”, che inizia con un arpeggio di chitarra pulito, a luci spente, solo Synister Gates e la folla del Rock in Roma. E siamo alla ballad, mani sul fondoschiena della vostre donne giovani metallari! Ma non troppo, perchè il brano poi diventa cattivo e torniamo a urlare, saltare, fare casino, pogare!
Non sono sicuro di aver capito tutto bene, ma per ricordare Jimmy Sullivan, Matt fa un discorso, parlando di quando vennero a suonare nel 2011 e gli dedicarono “So Far Away”. Oggi, Matt e gli altri lasciano un microfono vuoto, con un faro puntato sopra. È per Jimmy, che in “Fiction” (traccia di “Nightmare”) cantò delle parti prima di andarsene. Inizia l’intro di “Fiction”, ho i brividi, come ogni volta che ascolto questa canzone. Canta Matt, sulla parte cantata da Jimmy è il pubblico a cantare. Entra Gates, suona, la seconda strofa è sua. Quello che mi fa rabbrividire ogni volta, di questa canzone, è che sembra come se Sullivan avesse predetto la sua fine, nell’ultima parte parla ai suoi amici già dall’oltretomba:
I hope you’ll find your own ways, when I’m not with you”.
E questa parte la cantano Gates e Shadows, oltre che tutti i presenti.
E proseguiamo, dopo aver asciugato la lacrimuccia, con “Nightmare”, brano sul quale parte un pogo degno di nota. La canzone è spettacolare, i giochi di luce magistrali possono accentuare quello che stanno suonando.
E ora, un’altra canzone che non abbiamo suonato l’altra volta… da City of Evil…the Beast and the Harlot!”
Ed ecco che sono assalito dai ricordi, conobbi la band proprio con questa canzone e la chitarra di plastica di Guitar Hero II, che tempi. E che c’è da dire, ragazzi miei, qui siamo al top, e il pubblico si sta infervorando sempre più!
E segue un solo del buon Synister Gates che entra sul palco da solo: lui, la chitarra e la leva, tanta leva della chitarra. E se non bastavano gli ultrasuoni raggiunti da lui e il suo Floyd Rose, ci pensa la ragazza dalle sviluppate doti canore dietro di me a raggiungere livelli ancora più estremi della banda audio. Il buon Synister continua con un assolo sboro… ehm… neoclassico, sempre più arpeggiato e sempre più veloce, le dita non si vedono più, e la domanda è: a cosa porta tutto ciò? Sicuramente a tanti applausi e un inchino, ma poi inizia a far battere le mani al pubblico, a tempo, e su questa base d’eccezione continua a improvvisare, forse sperando che il pubblico non acceleri… o si?
È lui ad accelerare, e le mani (ormai rosse) della folla non riescono a stargli dietro, ma la domanda è sempre quella: a cosa porta tutto ciò, ora che è entrato anche il batterista?
Intro di tastiere, luci verdi.. “Afterlife”!
Ecco cosa volevi presentarci Syn!
Il pubblico è in visibilio, non credo se la aspettassero in molti.
Finita la canzone Syn urla qualcosa al microfono e scaraventa asta e microfono a terra (un roadie sale a mettere a posto). Poi Matt parla “forse questa è una domanda rischiosa… …che ne pensate di Milano?”. Mai sentito tanto sdegno della folla, manco avesse chiesto a Trigoria che ne pensano della Lazio.
Perchè a Milano” riprende Matt “abbiamo avuto il pubblico più casinaro di tutta la mia vita. Ora, a Roma, avete una sfida. L’accettate?”.
Il pubblico si infervora così tanto da richiamare, visivamente e acusticamente, gli spartani visti in “300″.




“THIS! MEANS! WAR!”
Non ho MAI sentito presentare un brano in una situazione e in una maniera più azzeccata di questa. Mitico.
A simboleggiare ancor di più l’orgoglio nazionale, regalano a Matt una bandiera italiana dalle prime file, lui la apprezza molto. E su quest’onda parte “Almost Easy”!
Parlare tecnicamente della band sarebbe superfluo, voglio dire, sono giovani, in carriera e siamo al Rock in Roma, non penso proprio ci sia nulla da aggiungere, ma una nota di merito alla new entry, il batterista, va fatta! Coprire il posto di The Rev, rimpiazzato per un considerevole periodo da MIKE PORTNOY, non è facile. Complimenti!
Sembra essere l’ultimo brano, effettivamente la band è assente per un bel pezzo, almeno 5 minuti buoni. Non si capisce se per un problema tecnico o se per normale consuetudine. Ad ogni modo, la voce di Shadows che chiede da fuori campo “ne volete ancora?” “Siete sicuri?”
(“L’accendiamo?”)
Quando rientrano blatera qualcosa sul sesso e l’omicidio che non ho proprio capito. Ha chiesto se ci piace il sesso (il sì è stato più forte di prima), fortunatamente non ha chiesto se ci piace l’omicidio, e poi sul sesso dopo l’omicidio. Macabro il ragazzo. E su queste parole ascoltiamo le prime note di “Piece of Heaven”.
Occhio! A metà canzone abbiamo un fischio! Non capitava dal natale dell’86, ma no, neanche gli Avenged Sevenfold si salvano da questi fischi!
Rallegratevi gruppi emergenti, non è un problema solo vostro!!
Dimenticavo la cosa fondamentale: il rientro è accompagnato da una camicetta natalizia di Johnny Christ, modello 1994 del Rock in Roma, lungamente commentata da Matt.
Dopo questa escono di nuovo, ma dopo pochissimo sentiamo ancora tuonare nell’impianto: “… ne volete ancora?”.
Siete sicuri?”.
(L’accendiamo?).
E rientrano subito con “Unholy Confessions”, che spacca tutto e tutti, e chiude con un finale da urlo, nel senso più letterale del termine.
Vorrei chiudere questo report con un pensiero a quei due caproni in motorino visti all’uscita, e a chi la pensa come loro.
Urlare “Er metallo è finto!” perché siete andati al concerto degli Anthrax non fa di voi degli intenditori culturali, anzi, mi fa solo capire che secondo la vostra ottica, quando tutta la vecchia guardia sarà morta o impossibilitata a suonare, la musica dovrebbe fermarsi. Non solo, vorrei ricordarvi che mentre voi eravate in motorino in due, senza casco, sia i Sevenfold che gli Anthrax erano in meravigliosi camerini extra lusso con “Coca, Puttane e Kebab”. Anche io ho le mie idee, ma sinceramente di fronte a persone che “ce l’hanno fatta” (e non si fanno la guerra tra loro) le tengo per me e imparo. Quando avrò anche io il mio camerino allora mi permetterò di dirlo, tra una striscia e l’altra.
Passo e chiudo, Rome by Wild, a te la parola!





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