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lunedì 18 maggio 2015

Cirque Noir con Poison Garden + Feline & Strange: lo show oltre la musica (Rome by Wild)


Articolo a cura di Alessandro Cavalli
Galleria Fotografica a cura di Salvatore Marando

Articolo già apparso sul portale Rome by Wild:

Cirque Noir con Poison Garden + Feline & Strange: lo show oltre la musica

Serata dedicata allo spettacolo, non solo musicale, quella di sabato 18 aprile, al Traffic di Roma, con lo show del Cirque Noir, messo in atto dai Poison Garden. Ad aprire il live sono i Feline & Strange.
Arrivo al Traffic poco prima delle 22:00 e una volta scambiati i saluti con Stefano, uno dei gestori del locale, mi avvicino all’ingresso principale. Lungo il breve cammino, nello spazio esterno del locale, incontro strane figure: c’è una ragazza con un corpetto bianco e il naso rosso da clown, un’altra ragazza sui trampoli, figure travestite che sembrano uscite da Alice nel paese delle meraviglie e, più precisamente, da un pomeriggio passato a bere tè con il cappellaio matto.
Voi penserete… ecco il circo Togni! ebbene no, trattasi di un festival Burlesque. Giusto per dare un breve cenno di storia: il Burlesque nasce in Gran Bretagna nel diciottesimo secolo ed è un genere di spettacolo satirico; affronta tematiche di attualità, d’arte, di politica, ma gli elementi che più lo caratterizzano sono la burla, l’ironia, la denigrazione e l’erotismo. E’ questo l’intrattenimento offerto dal Cirque Noir, malizioso ed accattivante.
Il locale è pieno di ragazze e ragazzi vestiti da cortigiani, che offrono da bere, chiacchierano con il pubblico, fanno bolle di sapone e lanciano sguardi ammiccanti per tutta la serata. Di fronte al bancone del bar c’è un set fotografico allestito per l’occasione, in cui Sir Damian White, uno dei due chitarristi, è già in posa con la chitarra in mano, pronto per lasciarsi immortalare.
Lo show inizia alle 22:00, quando sotto al palco si vedono già una settantina di persone.
Aprire la serata spetta ai Feline & Strange, duo di Berlino. 


Il combo propone uno spettacolo teatrale e musicale: si alternano parti in cui raccontano storie ed aneddoti sull’amore, a parti musicali, in cui si servono di basi, (già precedentemente lavorate), su cui suonano e cantano. La voce di Feline Lang, la cantante, è alta e squillante e incredibilmente suadente. Parla in inglese. E’ vestita con un corpetto rosso lucido e dei pantaloncini cortissimi e attillatissimi. Dire che è scosciata sarebbe un eufemismo. Sul palco si agita molto, si sbraccia letteralmente e mima di continuo gesti e azioni inerenti alla vicenda raccontata: a volte fa finta di picchiare qualcuno, a volte sembra come rapita da mistiche emozioni e si incanta con espressione assente.
Il suo compagno di palco è invece più calmo e rimane per lo più seduto. Suona prevalentemente il violoncello elettrico e di tanto in tanto lo zufolo, ovvero quella specie di fischietto che fa il suono di una pernacchia.
Il loro show dura un’oretta ed è molto ben organizzato.
Sono entrambi concentratissimi nell’esecuzione e interagiscono con il pubblico che apprezza e ricambia con applausi scroscianti. Alla fine dello spettacolo Feline saluta e ringrazia, mettendosi una mano sul cuore.
La gente comincia ad uscire per fumare e la sala si svuota un po’.
Nel frattempo un ragazzo del Cirque Noir che indossa una giacchetta “napoleonica” nera e rossa, ci invita a festeggiare il non compleanno, a bere tè e mangiare pasticcini dal buffet li preparato per gli ospiti. Poi sale sul palco e presenta Lilit il clown.
Lilit è una ragazza che avevo già intravisto all’entrata, quella vestita di bianco col naso da clown. Propone uno show un po’ piccante, in cui fa scegliere delle carte al pubblico, che poi non indovina, si toglie i guanti, balla, gioca con un ombrello e si spoglia. Si toglie il corpetto, restando in reggiseno; poi, sapientemente, apre l’ombrello di nuovo e si para il seno, per la delusione dei ragazzi presenti. Ci saluta lanciando un bacio e fuggendo dietro le quinte.
Il ragazzo con la giacca di Napoleone torna sul palco e finalmente annuncia l’ingresso dei Poison Garden, il giardino del veleno.
Parte una base di piano e violino, seguita subito da un trillo di telefono.
Entra Professor Ψ, il chitarrista, che ha una giacca da cuoco/chimico bianca coi bottoni laterali. E’ identico a Dustin Offman nei panni di capitan uncino, nel film “Hook – Capitan Uncino”, quello su Peter Pan per intenderci, con Robin Williams.
Il genere che ci propongono è un’alternative metal con strofe in medio tempo e ritornelli a 4 accordi, che sono sempre i più orecchiabili e riusciti, da quando Dio inventò la musica.
I ragazzi sono la prima Steampunk band in italia.
Lo Steampunk nasce come genere letterario fantascientifico che narra di un passato in cui sono presenti elementi del presente. Molte vicende scritte sono legate alla scoperta della luna già negli anni 30, in cui si parla di astronavi e computer.
Il senso di questo movimento artistico nostalgico e sognante è riassunto in questa frase ricca di melanconia e misticismo: “come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima?”.
Vi racconto ora della performance.
La opener è “Struggle for pleasure” , poi c’è “New Human machine“.
La cantante Madame Anais Noir ha in mano un basso Worwick e indossa dei pantaloncini a righe bianchi e neri. La sua voce è alta e pulita e di rado si permette qualche growl.
Mr Tambourine, il batterista, non avrebbe bisogno di alcuna microfonazione, perché picchia così duro da rompere i timpani. Segue il metronomo meglio del batterista dei Blind Guardian. E’ una macchina.
I giovanotti ci vogliono condurre nell’800, in cui tutto è mosso da vapore e così suonano “Days of Steam“. Finita la canzone parte un ticchettio di orologio che, sul tema del tempo, ci introduce a “Folling Leaves“, dopo di che inizia a sussurrare il vento e ad alzarsi la nebbia: è il momento di “Halloween” che ha una bellissima outro di sole chitarre pulite.
Madame Noir ci racconta di aver ricevuto una lettera che parla di un amore impossibile, vissuto in epoche diverse, e annuncia, non a caso, “Letter for my Everlasting Love” in cui l’immaginazione vola e lascia apparire cavalieri che combattono per l’amore della loro dama. Molto romantico.
Giunge il momento del Professor Ψ, che prepara una pozione magica per il pubblico nel suo laboratorio. Serve un volontario. Ne salgono due, ben contenti della proposta, e il professore inizia il suo rituale: mescola alcuni liquidi in ampolle di vetro mentre gli altri della band lo accompagnano con una versione metalleggiante del tema della serie a cartoni “L’ispettore Gadget”. Qui Sir Damian White ha modo di mostrare le sue ottime abilità di solista, oltre che quelle di accompagnatore. A seguire ci sono “In The Hall of the Mountain King” e “Clockwork Theory“.
Professor Ψ si dimostra l’elemento più stravagante sul palco e riempie di armonici le strofe. Anche nei soli è molto creativo e tecnico, e introduce cambi di tonalità interessanti.
Finito il pezzo, la voce dei Poison Garden, passa ai ringraziamenti e ci saluta calorosamente, annunciando l’ultimo pezzo: “Tonight Tonight” che è una cover degli Smashing Pumpkins. Il pezzo viene rielaborato in chiave metal e sulle strofe c’è il tipico tempo dello ska. Questa interessante versione di un capolavoro finisce fra gli applausi del pubblico.
I ragazzi del Cirque Noir salgono sul palco e iniziano a ballare, esibendosi in una specie di walzer metal, sorridendo e volteggiando.
Una serata sognante e confusa… senza tempo. Surreale, fantasmatico, mistico, nostalgico, magico, sensuale, sessuale, erotico, oscuro, notturno, uno show che ha reso reali le vicende del mondo onirico. Perché la musica può essere anche questo.


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