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martedì 3 maggio 2016

I Racconti sottoBanco di Wazza: il Salvadanaio


Racconti sottoBanco
  
Ci sedemmo dalla parte del torto
visto che tutti gli altri posti erano occupati "
(Bertolt Brecht)

Questa frase di Brecht, mi ha sempre fatto pensare al Banco del Mutuo Soccorso, e al loro modo di vivere, e di intendere la musica.
Essere "fuori dal coro", pensare, e far pensare diverso a chi era abituato alla musica come un riempitivo, come un sottofondo, come una scopiazzatura alla star d'oltremanica.
Nel 1972 loro erano "seduti da un'altra parte", con l'intenzione di fare un disco senza copiare nessuno, testi che fanno pensare e venire dubbi, musica di largo respiro sinfonico, quasi una romanza in chiave rock. Qualche dirigente discografico aveva ritenuto i loro brani "troppo complessi"e senza valore commerciale. Per la stesura del disco usano due tastiere, organo e pianoforte e non la chitarra, come era di moda..
Usciva il 3 maggio 1972 uno strano disco dalla confezione sagomata a forma di salvadanaio, uno degli "art-work" più originali pubblicati in Italia, dotato di una linguetta di cartone su cui sono stati riprodotti i volti dei componenti del gruppo. "Banco del Mutuo Soccorso" fu registrato nei "mitici" studi della Ricordi a Milano (un cinema parrocchiale con un mixer di 8 piste, usato durante la settimana come studio di registrazione!), un lavoro affascinante contrassegnato da una meticolosa ricerca sonora, unica nel panorama italiano, con i testi sospesi tra il surreale è la realtà della vita quotidiana.
L'album ha il punto di forza nella voce di Francesco di Giacomo, e nei preziosismi tastieristici dei fratelli Nocenzi (che ricordo ancora, avevano 21 e 19 anni...), e la bravura di Marcello Todaro alla chitarra, Renato D'Angelo al basso e Pierluigi Calderoni alla batteria.


L'album, viene accolto molto bene sia dalla critica che dal pubblico, scalando le classifiche di vendita. Diventa una pietra miliare della scena prog, brani passati alla storia, su tutti R.I.P. (Requiescant in pace), manifesto contro le atrocità della guerra, e sempre presente nella scaletta dei loro concerti negli anni a venire. "Il Giardino del Mago", una partitura suddivisa in quattro movimenti che occupa l'intera facciata "B", una imprevedibile "suite", la visione di un luogo immaginario sospeso tra sogno e follia, dove il gruppo da il meglio di se.
Un "monumento" della musica progressive, da quel momento niente sarà più come prima.

WK


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