www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

venerdì 3 giugno 2016

STORIE DI ROCK II-INNOCENZO ALFANO, di Gianmaria Consiglio


STORIE DI ROCK II-INNOCENZO ALFANO
di Gianmaria Consiglio

Il mondo del rock, si sa, è stato da sempre caratterizzato da profonde contraddizioni, ambiguità, clamorose misinterpretazioni, sia da parte dei protagonisti, sia da parte di chi ha cercato di comprenderlo, spiegarlo e raccontarlo. E ciò appare ancora più evidente in un momento storico di caos assoluto, come quello che stiamo attraversando.
La situazione attuale appare spaccata in due: da una parte ci sono gli accademici, o presunti tali, e alcuni di loro, in realtà pochi, operano chiusi all'interno delle pareti delle Università, spesso totalmente isolati da tutto ciò che accade fuori. Pubblicano libri, tengono corsi, conducono ricerche, raramente sul campo, e interloquiscono solo con i loro colleghi o una ristrettissima cerchia di persone. Dall'altra c'è una massa di persone che si approcciano in vario modo alla musica rock, ma quasi mai in maniera seria, onesta e competente.
Alla luce di ciò viene da chiedersi: ci sarà un futuro per la figura dello studioso, del ricercatore scrupoloso e competente su questa appassionante materia, o rimarrà soltanto una schiera di appassionati e aspiranti musicisti che poco hanno da aggiungere a quanto è stato già detto e fatto?
Questa è la domanda che viene leggendo i libri di Innocenzo Alfano, il quale nell'arco di una decade, a partire dal volume “Fra tradizione colta e popular music: il caso del rock progressivo”, ha tracciato una mappa per comprendere gli aspetti più interessanti, da quelli strettamente legati all'analisi e alle strutture a partire dalle partiture (scoprendo anche alcune caratteristiche ricorrenti degne da manuale di teoria musicale come quella che ha definito “cadenza rock”), a quelli storici e aneddotici,  della musica che è stata prodotta dalla metà degli anni '60 alla fine degli '70, senza mai scadere nella banalità o nel pettegolezzo. Al contrario, le sue argomentazioni mostrano una logica e una disciplina davvero insolite, e una serietà all'approccio di un mondo che spesso non ha saputo o forse non ha voluto farsi prendere sul serio, come è avvenuto, forse fin troppo, nel caso del suo parente jazz e dello sconfinato mondo di quella musica definita come “classica” o “colta”.
Storie di Rock II”, pubblicato a settembre 2015 dal PM edizioni, completa un percorso iniziato nel 2011 con la prima raccolta di saggi intitolata allo stesso modo e pubblicata da Aracne Editrice. In questo caso il titolo dice già tutto: nessuna complicazione, nulla di incomprensibile per chi non sia musicista o non abbia alcuna nozione di teoria musicale, solo storie, spesso poco conosciute, di musicisti ed eventi non sempre noti al grande pubblico, che ci danno il quadro di un'epoca, che rimettono in discussione molti luoghi comuni, che svelano qualche segreto, con il punto di vista solido e a volte intransigente dell'autore.
Ed ecco allora crollare il mito del primo album omonimo degli Stooges (1969), considerato da gran parte degli appassionati e dei critici come un capolavoro, quello dei Velvet Underground e dei Rolling Stones che da troppi sono considerati in maniera assolutamente acritica come delle divinità intoccabili appartenenti al tempio   del rock. Un tempio, o una chiesa, che ha creato nel tempo dei dogmi e dei postulati, e, ancora peggio, una spiccata tendenza alla cieca idolatria, che pochi sono disposti a riconoscere e quasi nessuno a mettere in dubbio.
Il valore di Alfano come studioso e ricercatore sta proprio nel rompere certi schemi e certi pregiudizi che in un mondo come quello del rock non dovrebbero esistere, essendo questa una cultura che fin dal principio aveva promesso invece proprio di abbattere schemi e pregiudizi e liberarsi di Dei, santi e chiese. Le sue posizioni possono risultare troppo rigide, troppo legate ad un'idea di competenza accademica che non si può applicare sempre a tutto e a tutti, dato che molti artisti, proprio per andare oltre, o per provocazione, o per semplice incazzatura, se ne sono fregati delle regole, e hanno espresso questo rifiuto a modo loro, e se i mezzi usati sono risultati efficaci e funzionali al messaggio desiderato, dal loro punto di vista hanno raggiunto l'obiettivo.
Ma il punto è un altro, Alfano pone l'attenzione su una questione fondamentale che riguarda qualsiasi campo, e non solo quello della musica rock: non si può comprendere alcun fenomeno se prima non lo si è studiato a fondo. Poi ognuno trarrà le sue conclusioni, ma con la consapevolezza di chi conosce quel fenomeno dal maggior numero possibile di angolazioni.
Tornando a “Storie di Rock II”, sono numerosi i brevi saggi che si potrebbero ricordare, alcuni deliziosi e divertenti, altri pungenti, forse un po' polemici, altri inaspettati nel contesto del libro, come: “Il fumo uccide, e il rock, ahimè, gli dà una mano”, ”Una suite lunga mezzo secolo, ma con qualche difetto”, “L'equivoco prog su Lucio Battisti”, “Gli arrangiamenti in prestito della PFM nel live del '79 con De Andrè” e “Il Festival di Woodstock... dieci anni dopo”. Molti anche sono i gruppi e i fenomeni poco conosciuti, collaterali, o conosciuti male dai più, come i Mungo Jerry, il pianista jazz Gaetano Liguori, gli uruguayani Dìas de Blues o i gallesi Man.

Sono tante le sorprese, gli spunti di riflessione, gli stimoli che si possono trovare sfogliando e leggendo questo delizioso secondo volume dedicato ad alcune “Storie di Rock”, e può essere una buona occasione di approfondimento e scoperta anche per chi non mastica quotidianamente questi argomenti.


Nessun commento:

Posta un commento